Staminali e terapia genica

dal sito di Repubblica

guariti 6 bambini da malattie genetiche finora non curabili

In mezzo a tanto clamore per Stamina, sei bambini sono guariti grazie a una terapia messa a punto da Telethon e dal San Raffaele di Milano.

Con un lavoro durato 15 anni e costato circa 30 milioni di euro, due malattie genetiche sono state bloccate all’origine.

gene

Merito di un mix delle tecniche più avanzate della medicina di oggi. La prima è la terapia genica: il dna di una cellula difettosa viene corretto grazie all’introduzione di un gene sano assemblato in laboratorio. Questo metodo, allo studio da oltre 20 anni, prima di oggi era sempre stato avaro di risultati (e in qualche caso addirittura pericoloso). La seconda freccia nell’arco dei ricercatori è rappresentata dalle cellule staminali: il dna corretto con la terapia genica appartiene infatti a questo tipo di cellule, che sono in grado di moltiplicarsi in continuazione e garantiscono quindi la permanenza del genoma sano per tutta la vita. Il sangue dei sei bambini trattati a Milano, effettivamente, è formato all’80% da cellule “corrette”. Il trattamento è avvenuto nella primavera del 2010 al San Raffaele.

terapia genicaPer inserire il gene ricreato in laboratorio nelle staminali, infine, i ricercatori hanno usato uno dei virus più famigerati della natura: l’Hiv. Sono quasi vent’anni che Luigi Naldini, il coordinatore della terapia, studia come spogliare questo minuscolo organismo dai suoi aspetti pericolosi per sfruttarne il lato positivo: una grande efficienza nel penetrare nel nucleo delle cellule e ‘recapitarvi’ il gene corretto. Tutto questo senza destabilizzare il genoma e rischiare di provocare altre malattie. “Dell’Hiv originale in realtà conserviamo solo il 10% del genoma” spiega Naldini: “Si tratta di un virus ormai inoffensivo. E sono convinto che sia stato lui il vero motivo per cui la terapia genica si è rivelata per la prima volta così efficiente”. I risultati della sperimentazione di Telethon e San Raffaele sono pubblicati ora in due articoli della rivista Science.

cellula staminaleI sei bambini che oggi corrono, vanno a scuola, praticano kung fu o giocano a pallone, erano stati colpiti da due malattie genetiche: la  sindrome Wiskott-Aldrich (che provoca un deficit del sistema immunitario e delle piastrine del sangue) e la Leucodistrofia metacromatica (che causa la paralisi progressiva di nervi, muscoli e cervello). I medici hanno isolato le staminali dal midollo osseo dei bambini (prelevato dall’anca), poi le hanno sottoposte a terapia genica con l’Hiv e infine le hanno reinfuse nei piccoli pazienti, senza problemi di rigetto. Teoricamente, il trattamento dovrebbe valere per tutta la vita.

Anche se per ora gli scienziati di Milano guidati da Alessandra Biffi e Alessandro Aiuti (figlio dell’immunologo Ferdinando, che si è occupato per tutta la vita di Aids) hanno pubblicato i risultati di sei piccoli pazienti, altri dieci hanno subito il trattamento. Presto anche i loro risultati saranno descritti su una rivista scientifica. E proprio trasparenza e rispetto delle regole sono le condizioni di ogni trattamento medico innovativo secondo le parole di Maria Grazia Roncarolo: la scienziata che è fra i pionieri della terapia genica ed è direttrice scientifica del San Raffaele, ma che è anche stata anche scelta dal Ministero della Salute per valutare la futura sperimentazione del Metodo Stamina.

CORTEX 3D-printed cast

source: this website

cortex13D-printed casts for fractured bones could replace the usual bulky, itchy and smelly plaster or fibreglass ones in this conceptual project by Victoria University of Wellington graduate Jake Evill. The prototype Cortex cast is lightweight, ventilated, washable and thin enough to fit under a shirt sleeve.

A patient would have the bones x-rayed and the outside of the limb 3D-scanned. Computer software would then determine the optimum bespoke shape, with denser support focussed around the fracture itself. The polyamide pieces would be printed on-site and clip into place with fastenings that can’t be undone until the healing process is complete, when they would be taken off with tools at the hospital as normal. Unlike current casts, the materials could then be recycled.

cortex2

Jake has just graduated from the Architecture and Design faculty at Victoria University of Wellington, with a Major in Media Design and a Minor in Industrial Design. After working with the orthopaedic department of his university on the project, he is now looking for backing to develop the idea further. “At the moment, 3D printing of the cast takes around three hours whereas a plaster cast is three to nine minutes, but requires 24-72 hours to be fully set,” says the designer. “With the improvement of 3D printing, we could see a big reduction in the time it takes to print in the future.”

cortex4After many centuries of splints and cumbersome plaster casts that have been the itchy and smelly bane of millions of children, adults and the aged alike, the world over, we at last bring fracture support into the twenty-first century.

The Cortex exoskeletal cast provides a highly technical and trauma-zone-localised support system that is fully ventilated, super light, shower friendly, hygienic, recyclable and even stylish!

cortex_end

other sources: one and two

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