Tonelli: “Che gioia”. Gianotti: “Pelle d’oca”
dal sito di Repubblica
Scienziati e ricercatori tutti insieme nel palazzo 40 del Cern a Ginevra, dove è stata osservata da progetti guidati da italiani la particella mancante. Festa anche all’Infn di Roma. Ferroni: “Il riconoscimento non sarebbe arrivato senza l’evidenza di nostri esperimenti”.
Ci sono anche il Cern – e tanta Italia – nella motivazione del Premio Nobel alla scoperta del bosone di Higgs. Dei 10mila scienziati che lavorano al Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare, un migliaio sono italiani, coordinati dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Ebbene, per seguire in diretta la proclamazione del premio si erano tutti radunati nell’edificio 40, dove lavorano centinaia di giovanissimi scienziati, quello che ospita Atlas e Cms, ovvero i due esperimenti che hanno osservato il bosone. Qui, al momento dell’annuncio, hanno stappato bottiglie di champagne mettendosi idealmente alle spalle la rivalità degli ultimi anni. Di “gioia immensa, per noi e per le centinaia di ragazzi che hanno lavorato a questo esperimento” ha parlato Guido Tonelli, il fisico dell’Infn e del Cern che ha guidato l’esperimento Cms, uno dei due grandi “occhi” che hanno fotografato il bosone di Higgs. “Ho la pelle d’oca”, ha aggiunto Fabiola Gianotti, che ha coordinato fino a pochi mesi fa l’esperimento gemello e rivale di Cms, cioè Atlas.
Agli scienziati che da vent’anni lavorano a Ginevra per confermare con gli esperimenti la teoria del bosone di Higgs il fisico inglese aveva sempre dimostrato gratitudine, nelle sue visite ai mastodontici esperimenti, installati a 100 metri sottoterra e alti come un palazzo di quattro piani. Al Cern la gioia è esplosa soprattutto nell’edificio 40, quello che ospita sia Atlas che Cms e dove lavorano centinaia di giovanissimi scienziati. “Ci auguriamo tanti altri momenti di gioia e di scoperta come questo” ha detto il presidente dell’Infn, l’isstituto nazionale di fisica nucleare, Fernando Ferroni, stappando lo spumante nella sede di Roma.
Grande soddisfazione ed entusiasmo perché nella motivazione dell’Accademia di Svezia sono stati citati proprio Cms e Atlas, i due esperimenti condotti al Cern e guidati dall’Infn. “La ricerca sperimentale è stata di fatto premiata perché senza questi due esperimenti fatti all’interno di Lhc, La teoria di Brut-Englert e Higgs sarebbe rimasta un pezzo di carta senza l’evidenza sperimentale e il premio Nobel non sarebbe arrivato. A capo di questi due esperimenti al momento della scoperta ci sono due fisici italiani. E questo per noi è motivo di soddisfazione al di là della medaglia”. “Questo premio Nobel parla moltissimo italiano”, ha continuato Ferroni. “Parla di 20 anni di ricerca italiana e di centinaia e centinaia di scienziati italiani che hanno lavorato sulle teorie di Higgs e di Englert. Questo Nobel parla anche di centinaia di studenti italiani pagati dall’Infn che hanno lavorato al Cern e che ora se ne andranno all’estero”, ha concluso.