L’Islanda trasforma la CO2 in roccia

fonte: rinnovabili.it

Può l’anidride carbonica atmosferica trasformarsi in una solida roccia? Sì, ed è quanto sta operativamente sperimentando un team di ricerca in Islanda nell’ambito di CarbFix, un progetto sostenuto dall’Unione Europea dedicato allo stoccaggio a lungo termine della CO2CarbFix, in buona sostanza, rappresenta il processo industriale per catturare CO2 e altri gas acidi da fonti di emissione e stoccarli permanentemente come roccia nel sottosuolo e tale processo “può essere applicato in relazione alla cattura diretta di CO2 nell’aria”, come si legge nel sito del progetto islandese. L’impianto è situato nella centrale geotermica di Hellisheidi, una delle più grandi al mondo, in cui sono riunite l’Università d’Islanda, il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica e la Columbia University statunitense.

L’anidride carbonica usata nel progetto è quella fornita dal vicino impianto geotermico ad alta entalpia. Il gas viene prima catturato dal vapore della centrale e poi sciolto in acqua. In pratica, stiamo semplicemente producendo acqua gassata dalla CO2″, spiega la direttrice di CarbFix, Edda Sif Aradottir. Questa soluzione viene iniettata ad alta pressione fino a 1.000 metri di profondità, all’interno di cavità rocciose dove inizia il processo di solidificazione una volta in contatto con calcio, magnesio e ferro. “Quasi tutta la CO2 iniettata è stata mineralizzata in due anni nelle nostre prime iniezioni pilota”, ha dichiarato la geologa Sandra Osk Snaebjornsdottir. Il metodo è in grado di ridurre di un terzo le attuale emissioni dell’impianto ad un costo di circa 25 dollari a tonnellata.

 

L’unico svantaggio di CarbFix è che necessita di grandi volumi di acqua desalinizzata di cui l’Islanda abbonda a differenza di zone del Pianeta: “occorrono circa 25 tonnellate di acqua per ogni tonnellata di CO2 iniettata, al momento è l’unico tallone d’Achille del metodo”, afferma Snaebjornsdottir. Plausi, ad ogni modo, sono arrivati dalle istituzioni islandese: dall’Agenzia islandese per l’ambiente e dal Ministro per l’ambiente e le risorse naturali Gudmundur Ingi Gudbrandsson che ha incoraggiato il proseguimento del progetto.